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Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori Delegazione di Empoli
Giovedì 23 Febbraio 2017

Vernaccia, yellow passion

Tempo di anteprime, e anche la Vernaccia di San Gimignano si è presentata ad appassionati ed esperti di settore al termine di una annata importante come non mai, quella del 50esimo della denominazione di origine, ricca di eventi ed iniziative che hanno portato ripetutamente alla ribalta il vino bianco toscano per eccellenza.


Annata importante quella appena svelata, non solo per la ricorrenza dei 50 anni, ma anche perché era proprio da questo 2016 che ci si attendeva la conferma, una volta per tutte, dei buoni risultati ottenuti di recente dalla DOCG. E la Vernaccia non ha deluso, con le aziende in sala che hanno presentato prodotti mediamente all’altezza, con eccezioni oramai praticamente ridotte al lumicino.


L’annata 2016, accanto a sapidità e acidità spiccate che costituiscono la spina dorsale indiscutibile della Vernaccia, sembra mostrare profumi più decisi del solito, ma il profilo aromatico continua a rivelarsi estremamente mutevole da azienda ad azienda, il che costa non poco in termini di riconoscibilità complessiva.
Di seguito alcune note di degustazione relative alle bottiglie che più mi hanno colpito, suddivise fra le tre diverse tipologie di prodotto presenti.

Vernacce di annata

Azienda Agricola Tollena: la “Lunario” continua a crescere, e fra le bottiglie di annata non ci sono più molti rivali: bella carnosità in bocca, naso preciso, una Vernaccia sempre meno “easy”, sempre più protagonista.
Panizzi: alcuni malignano che a fare la differenza siano più che altro la storia e il nome, ma la Vernaccia di annata ha un’eleganza che si fatica a trovare altrove in sala. Una sicurezza.
Il Palagione: la solita sottile eleganza di erbe aromatiche per una Vernaccia di annata che non delude mai. E la presenza in Sala Dante è la conferma dell’ottimo lavoro svolto negli ultimi anni.
Colombaio di Santa Chiara: sarà oramai scontato, ma la Selvabianca ha una bevibilità eccezionale. Un pancale, grazie!

Selezioni

Cesani: la nuova Clamys sembra avere da subito la personalità per emergere, con un profilo minerale fra i più affilati di tutta l’anteprima. Destinata a far parlare di sé.
Casa Lucii: si conferma una delle bocche più affilate e in forma di tutto il panorama sangimignanese. Al naso la maggiore intensità dell’annata non concede particolari sbavature in termini di eleganza.
Guicciardini Strozzi: un 30% di uve appassite dona al vino uno splendido bouquet “sauternizzante”. Prospettiva insolita ma affascinante.

Riserve

Signano, San Quirico, La Lastra: portano in sala le annate più vecchie del lotto (2002, 2007 e 2008), mostrando una volta di più come la Vernaccia sia in grado di regalare grandi vini di prospettiva, capaci di esprimersi al meglio nei decenni. Non resta che continuare a raccontarlo, nella speranza che l’interesse e gli investimenti in tal senso crescano e che la grande risorsa costituita dal turismo internazionale spinga sempre più produttori a rischiare qualcosa, potendo contare comunque su un simile “cuscinetto”.
Cappella di Sant’Andrea:  la “Rialto” guida il gruppo delle Riserve che hanno abbandonato definitivamente quel legno spesso troppo invasivo per il corpo non esagerato della Vernaccia. Francesco si conferma “sperimentatore” per eccellenza, lavorando anche in anfora con la sua “Prima Luce”…stay tuned!
Teruzzi e Puthod: se sugli scaffali della grande distribuzione arrivasse una Vernaccia di annata curata e di livello quanto lo è questa Riserva, la denominazione avrebbe probabilmente un futuro migliore. 

 

  

 

 

  

 

Leonardo Butini

classe 1980, bancario frustrato, eno-appassionato convinto, docente.

facebook.com/leonardo.butini

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