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Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori Delegazione di Empoli
Mercoledì 15 Marzo 2017

Metti un giorno a Bolgheri...

“Guarda, quelli son filari di Merlot”.

Osservo il mio amico con sguardo stranito, chiedendomi come diavolo faccia a riconoscere da quella distanza la tipologia di vitigno. Pochi secondi e inizia a sorridere, indicandomi la “M” che fa bella mostra di sé sul tutore in legno. Già, perché a Ornellaia tutto è puntualmente e puntigliosamente etichettato, dalle vigne agli ulivi (ciascuno identificato da una targhetta di diverso colore). 

Ci troviamo a Bolgheri, in quella che talvolta viene definita – ingenerosamente o meno giudicatelo voi – l’ “altra Toscana” del vino. Le vigne storiche dell’azienda si trovano in una sorta di anfiteatro naturale, protetto alle spalle da dolci colline ricoperte di macchia mediterranea e pini e proteso verso il mare. Un microclima ideale per la coltivazione dei classici vitigni bordolesi: cabernet sauvignon, cabernet franc, merlot e petit verdot, che sulle rive del Tirreno fu il marchese Incisa della Rocchetta a portare per primo con una geniale intuizione. Qui il Sangiovese, diffuso un po’ in tutto il resto della regione, fatica infatti a dare risultati eccellenti, patendo il caldo eccessivo che porta spesso ad ottenere vini poco eleganti e troppo alcolici, ma i tagli bordolesi hanno riscosso un successo clamoroso, con Ornellaia a costituire senza dubbio uno dei principali portabandiera della zona.

Fra i filari disegnati con geometrica precisione si intravedono schiene ricurve impegnate nella potatura: l’azienda conta oltre cento dipendenti in pianta stabile, un numero che impressiona, in tempi di meccanizzazione spinta e “risorse umane” sballottate qua e là. Nulla viene conseguentemente lasciato al caso, in campo così come in cantina, e se è vero che il prezzo al pubblico del prodotto finale è particolarmente impegnativo, basta trascorrere mezz’ora in azienda per comprenderne i motivi.

La cantina è progettata per dare contemporaneamente soddisfazione alle esigenze del visitatore e a quelle di chi il vino deve produrlo, lasciando ampi spazi  ad opere d’arte che immortalano anno dopo anno lo “spirito Ornellaia” in una sorta di piccolo museo enologico. 

Quanto ai vini, le bottiglie di punta dell’azienda (Le Serre Nuove e l'omonima Ornellaia) mostrano un naso profondamente intenso di spezie dolci, incredibilmente balsamico, con note di cioccolato, liquirizia e tabacco a fare da sfondo a un trionfo di frutta e fiori, in bocca tannini vellutati ancorché giovani e un poco irruenti rivelano una potenza e una ricchezza straordinarie, unite tuttavia ad una eleganza sopraffina.

La potenza è nulla senza controllo, recitava un famoso spot pubblicitario…a Ornellaia, l’hanno decisamente presa sul serio. 

Leonardo Butini

classe 1980, bancario frustrato, eno-appassionato convinto, docente.

facebook.com/leonardo.butini

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